Il riscaldamento globale ha raggiunto livelli irreversibili e gli Accordi di Parigi sono ormai un lontano ricordo. Lo certifica l’IPCC, l’autorevole gruppo internazionale di scienziati indipendenti che studiano i cambiamenti climatici, nel suo ultimo report.
Gli Accordi di Parigi, sottoscritti nel dicembre 2015, fissavano l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di perseguire sforzi per limitare l’aumento a 1,5°C.
L’effetto delle emissioni di gas serra (CO2, metano e altri gas), tuttavia, non accenna a diminuire: nel 2019, quattro anni dopo gli Accordi di Parigi, le emissioni sono cresciute del 54% rispetto al 1990. La loro origine è riconducibile per il 79% ai settori dell’energia, dell’industria, dei trasporti e delle costruzioni insieme e per il 22% all’agricoltura.
Appare ormai chiaro, dunque, che il riscaldamento supererà 1,5°C durante il XXI secolo e sarà difficile limitarlo al di sotto di 2°C. Senza un immediato rafforzamento delle politiche climatiche, tra l’altro, si prevede che la temperatura globale possa aumentare addirittura di 3,2°C entro il 2100.
Non è affatto una buona notizia, anzi è solo la premessa di un disastro globale.
Le conseguenze del riscaldamento globale
Sono oltre 3 miliardi le persone che vivono in contesti altamente vulnerabili al cambiamento climatico. Alcune terre attualmente abitate saranno sommerse per l’innalzamento dei mari. I sempre più frequenti eventi climatici estremi, invece, esporranno grandi aree della Terra a insicurezza alimentare e idrica acuta.
L’aumento del livello del mare, in particolare, sarà inevitabile e perdurerà per migliaia di anni a causa del continuo riscaldamento degli oceani profondi e del disgelo dei ghiacciai. L’IPCC stima che nei prossimi 2000 anni il livello medio globale del mare aumenterà di circa 2-3 m se il riscaldamento sarà limitato a 1,5°C e di 2-6 m se limitato a 2°C.
Cosa resta da fare?
Prendere atto di questo scenario sconfortante ci deve spingere però a lottare per salvare il salvabile.
Da cittadini, possiamo e dobbiamo agire subito. Le iniziative di ripristino del verde urbano e degli ecosistemi umidi e forestali si sono dimostrate finora efficaci nel limitare i rischi di alluvione e mitigare le temperature in città. Così come l’adozione di soluzioni di mobilità attiva (a piedi, in bicicletta) ed elettrica e la transizione a modelli alimentari più sostenibili sono delle pratiche indispensabili per ridurre il nostro impatto.
Fondamentali saranno soprattutto le decisioni che governi e aziende assumeranno anche sulla spinta delle nostre proteste e delle nostre scelte politiche e di consumo.
Non ci sarà un “poi” per intervenire. Adesso contano le azioni di ciascuno.