Il bambù può essere una risorsa molto importante per la nuova economia green italiana.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo Bar, presidente dell’Associazione Italiana Bambù nata alla fine degli anni ’80 da un gruppo di coltivatori, botanici e paesaggisti con l’obiettivo di promuovere la conoscenza di questa pianta nel nostro paese.
Bambù è un termine comune che descrive un gruppo di larghe erbe legnose sempreverdi. Ne esistono 1250 specie molte delle quali sono relativamente veloci nella crescita, raggiungendo in media fino a 15-20 metri di altezza in soli 3 anni.
Quali sono i possibili impieghi del bambù?
«In Italia le specie che si adattano e crescono bene, dalle isole al sud sino al nord, sono non meno della metà di quelle esistenti. In Cina principalmente, ma anche in altri paesi orientali e del centro America il bambù viene coltivato su enormi estensioni e utilizzato nei modi più svariati: come sostituto del legno (sia in ambito edilizio che per la realizzazione di oggetti comuni), come fibra tessile per capi di abbigliamento, per la produzione di metanolo (dalla trasformazione organica della cellulosa delle piante), di carta e biomassa, di cosmetici e farmaceutici, fino all’uso alimentare dei germogli freschi o all’impiego per la riconversione a verde di ex discariche».
Perché dovrebbe essere preferito al legno?
«In Italia la coltivazione del pioppo produce circa 220 T/ha a fine ciclo dei 10-12 anni. Lo svantaggio rispetto al bambù è il costo di impianto e la qualità del legno decisamente meno valida, nonché i numerosi interventi antiparassitari e di pulitura che necessita il pioppo.
Un bambuseto dura e produce per almeno 70 anni, senza bisogno di reimpianti e con un prelievo costante tutti gli anni. Detto in termini economici: si prendono gli interessi e si conserva il capitale».
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Dal punto di vista ambientale, qual è l’impatto di una coltivazione di bambù?
«Un ettaro di bambuseto è capace di sequestrare fino a 10-15 tonnellate di CO2 l’anno. La sua coltivazione migliora la qualità del suolo prevenendo il rischio di erosione e cedimenti grazie alla fitta rete di rizomi (ndr, fusti sotterranei simili a radici) nel primo strato del suolo.
Aiuta a rimuovere gli agenti tossici del terreno e soprattutto, il bambù non ha bisogno di pesticidi né di fertilizzanti per svilupparsi con successo».
Qual è in Italia l’effettivo interesse verso il bambù?
«L’interesse per queste piante, in Italia, è stato agli inizi più in ambito paesaggistico (giardini, parchi) che di “utilità”. In occasione dei campionati di calcio degli anni Novanta a Roma, all’Orto Botanico gestito dall’Università La Sapienza, si poté realizzare la prima collezione di queste graminacee.
Su di un terreno in posizione collinare, una valletta con un bell’affaccio su Roma, si posero a dimora, secondo un progetto che valorizzasse, oltre che le specie anche le belle prospettive sulla città, una settantina di specie. Le varie specie furono scelte anche tra le varie possibili di acclimatamento, di provenienza subtropicale e valenza botanica.
A distanza di tanti anni dal loro impianto lo sviluppo di tutte le specie è stato eccellente: le Bambuse subtropicali sono dei bellissimi e consolidati cespugli e alcuni bambù della specie Phyllostachys hanno raggiunto le loro massime dimensioni, con culmi che richiamano più l’aspetto di alberi che di “erbe giganti”, come sono in realtà».
Quanto vale il mercato italiano del bambù?
«Nel nostro paese le piantagioni sono ormai prossime ai 2000 ettari. L’analisi dei flussi commerciali evidenziano che in media, nell’ultimo decennio, il valore dell’import di prodotti in bambù si attesta a 40 milioni di dollari, mentre il valore dell’export si aggira sui 27 milioni. L’Italia conta rispettivamente per il 2.2% delle importazioni globali e l’1,3% delle esportazioni globali di bambù».
Il mercato del bambù ha sicuramente delle grandi potenzialità. Per saperne di più, a metà maggio sarà organizzata una manifestazione di due giorni, all’Orto Botanico di Largo Cristina di Svezia a Roma, incentrata su questa pianta.
A fine settembre, invece, l’edizione 2022 di Orticolario, l’evento di riferimento per design, arte, giardini tematici e piante rare, che si tiene a Villa Erba a Cernobbio dal 2009, sarà dedicata al bambù.