Riappropriamoci dei quartieri con le Social Street!


Sentite la mancanza di strumenti di socializzazione con i vostri vicini? Vi piacerebbe instaurare un legame per poter condividere necessità, scambiare professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune? Social Street, nel nome della sharing economy di quartiere, si pone proprio quest’obiettivo.

Per trarre i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale, ma a costi zero, ovvero senza aprire nuovi siti, o piattaforme, Social Street sfrutta la creazione dei gruppi chiusi di Facebook, uno strumento che si è rivelato adatto a tentare in modo semplice di ricreare un senso di comunità e condivisione nelle città. Conoscere il proprio vicinato di strada è l’ingrediente necessario al fine di costruire un rapporto di fiducia dal quale tutti possono ottenere vantaggi.

Il punto di riferimento per i gruppi a livello nazionale è la pagina Social Street Italia, che catalizza e mette in relazione le esperienze di social street italiane: un network per la condivisione delle idee, delle problematiche, delle possibili soluzioni e dei progetti che possono migliorare ed implementare la pratica della social street.

social-street-sharing-economy

Qualcuno dice che la Social Street è un successo perché non circola denaro e probabilmente ha ragione. Alla base dell’iniziativa, la volontà di creare uno strumento che semplifichi un processo ormai complesso, ma in origine naturale: la relazione tra residenti nella stessa zona.

Mi sono accorto che non conoscevo nessuno dei miei vicini nonostante da qualche anno abitassi in questa strada. Ho deciso di aprire un gruppo su Facebook e di stampare una cinquantina di volantini per coinvolgere anche chi non fa uso della tecnologia”. Questa la motivazione che ha innescato l’intuizione del fondatore Federico Bastiani, giornalista, esperto di comunicazione e papà. Tutto nasce a Bologna, in Via Fondazza, nel 2013.

Un format di successo, come dimostrano gli attuali 1235 membri del gruppo “Residenti in Via Fondazza“, e che in breve si è diffuso su tutto il territorio nazionale. In questo video, estratto del TEDxPisa del 2015, proprio Bastiani racconta come è nata e si è evoluta la Social Street.

Il sito funge da supporto per chiunque voglia aprire una social street, guidando il cittadino nella creazione, nella pubblicizzazione e nella gestione di un gruppo chiuso su FB con un’apposita guida che puoi trovare QUI. Se vi doveste chiedere quali problemi concreti possano essere risolti con la social street, l’organizzazione stessa vi risponderebbe così:

“Potenzialmente tutti, ma l’obiettivo del social street, oltre alla socialità, è risolvere piccole problematiche. Dovete cambiare il frigorifero? Perché metterlo su ebay, creare un annuncio, pagare una commissione, pagare un trasporto quando magari il vostro vicino di casa ne sta cercando proprio uno come il vostro? Avete un bambino piccolo che gioca sempre da solo e volete invece che interagisca con gli altri bambini della strada ma non sapete se ci sono famigliole nei pressi o non sapete come approcciarli? Dovreste aprire una social street. Vi siete appena trasferiti e non sapete chi è il medico di famiglia più bravo vicino a voi? Le pagine gialle non te lo può dire, ma il tuo vicino di casa forse può.”

Eventi di strada, pranzi tra residenti, concerti, pulizia della strada in modo autonomo: laddove il gruppo sia formato e coeso nell’individuazione delle sue priorità, si potrà fare il grande passo. Passare dal virtuale al reale socializzando, organizzando eventi e condividendo competenze e disponibilità.

social-street-sharing-economy

La stessa organizzazione individua i propri punti di forza in:

[button link=”” size=”default” icon=”fa-check” side=”left” target=”” color=”fafafa” textcolor=”f0b132″][/button] territorialità: le dimensioni ridotte dei gruppi favoriscono la riuscita di iniziative locali

[button link=”” size=”default” icon=”fa-check” side=”left” target=”” color=”fafafa” textcolor=”f0b132″][/button] gratuità: sia a livello di scambi interni, per i quali vige la regola del ‘do ut des’, sia come macro-sistema

[button link=”” size=”default” icon=”fa-check” side=”left” target=”” color=”fafafa” textcolor=”f0b132″][/button] non struttura: ogni singolo gruppo crea il suo modello di interazione su misura per il territorio a cui appartiene

Queste sono le armi vincenti della Social Street: non servono spazi pubblici o sale da affittare, perché esistono già le piazze, i giardini o le case delle persone. E non servono neanche investimenti finanziari, serve solo la volontà di interagire con i propri vicini di casa. La condivisione diventa così fondamento di una sharing economy locale che non punta al profitto, ma al miglioramento della qualità della vita dei cittadini, che ne sono diretti protagonisti.

[spacer color=”F0B132″ icon=”fa-question-circle”]

LO SAPEVI?

Tra i gruppi aderenti all’organizzazione Social Street c’è il NoLo Social District di Milano: una social street allargata, un gruppo che ha come obiettivo creare connessioni tra le persone che vivono Nord Loreto, NoLo appunto, e hanno voglia di conoscersi, aiutarsi e migliorare la qualità della vita di chi abita il quartiere. Le loro iniziative che più ci incuriosiscono? Il Cine NoLo e la colazione in strada. Insomma, una riappropriazione degli spazi comuni con fini sociali.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto