Sorge nel terreno confiscato alla camorra più grande della provincia di Napoli e rappresenta oggi un presidio di legalità e partecipazione civica: è la Masseria Antonio Esposito Ferraioli, che ha scelto il crowdfunding per finanziare il suo progetto e incoraggiare lo spirito di collaborazione tra cittadini e aziende, all’insegna di una grande avventura collettiva.
Lanciata su PlanBee ad aprile, la campagna di crowdfunding “100 Orti contro le camorre” nasce per acquistare un impianto di irrigazione e realizzare delle aree pic-nic ad uso degli ortisti e dei visitatori della Masseria. All’interno del bene confiscato, infatti, si contano 100 appezzamenti di terreno trasformati in orti e affidati a cittadini e famiglie del territorio campano, che ogni giorno se ne prendono cura.
Vi abbiamo raccontato la campagna – ormai conclusa – sui nostri canali social e continueremo a tenervi aggiornati sulle diverse fasi di realizzazione del progetto. Nel frattempo però, nella nostra rubrica #ImpegnatiAMigliorare, abbiamo chiesto a Gianluca Torelli, responsabile della comunicazione della Masseria, di raccontarci gli obiettivi raggiunti sul territorio attraverso il crowdfunding civico.
1_ Come nasce la Masseria Ferraioli e con quali finalità opera?
La Masseria nasce nel bene confiscato più grande della Città metropolitana di Napoli, un terreno di 120mila metri quadri con un ampio fabbricato rurale annesso, lasciato in abbandono per vent’anni dopo la confisca. L’obiettivo del nostro progetto è far rivivere questo luogo all’insegna della partecipazione e della lotta contro la camorra, per restituirlo pienamente alla cittadinanza attraverso l’agricoltura, il lavoro di qualità, le attività sociali, gli eventi e la cura della bellezza. Pensiamo che rendere le nostre terre più belle, riscoprire le nostre radici, sia la strada giusta per dare alle persone un motivo in più per amare il proprio territorio e quindi darsi da fare per difenderlo.
2_ Come vi siete mossi per stimolare la partecipazione civica degli abitanti di Afragola? Ad oggi, quante persone sono state coinvolte?
Le assemblea di progettazione partecipata sono state e continuano a essere uno strumento fondamentale per coinvolgere i cittadini: le persone vogliono fare ed essere ascoltate, non semplicemente dire la propria. Da noi, invece del diritto di parlare, vige il diritto di essere ascoltati: ogni proposta viene raccolta e si cerca, insieme, di darle gambe. Il progetto degli orti urbani è nato così. Anche gli eventi, come la festa di Pasquetta o quella del Primo Maggio, hanno rappresentato un modo molto efficace per raggiungere tante persone che prima non ci conoscevano.
3_ Lanciando su PlanBee la campagna “100 Orti conto le camorre”, avete sperimentato lo strumento del crowdfunding civico. Cosa vi ha lasciato questa esperienza e quali obiettivi, non solo in termini di budget, vi ha permesso di raggiungere?
Un risultato fondamentale è stato l’attivazione delle persone: vedere tante e tanti che si sono dati da fare per portare avanti con successo la campagna. Al di là degli obiettivi di budget, la campagna ha dato vita a una straordinaria partecipazione, a un attivismo che continuerà a produrre i suoi frutti anche dopo la fine della campagna.