Santa Caterina a Formiello: Napoli si rigenera dal chiostro


Riconventire un chiostro cinquecentesco può contribuire a rilanciare l’economia di un intero quartiere nel nome dell’arte? A Napoli, nel complesso della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, ci credono. Un luogo nato per la cura delle piante officinali, trasformato nell’Ottocento in un opificio per la produzione di lana e divise militari e poi abbandonato in una spirale di degrado. Il chiostro, che sorge nell’area di Porta Capuana, è diventato scenario di una best practice nell’ambito della rigenerazione urbana.

Integrando tradizione artigiana e innovazione, designer del posto e internazionali, il progetto di riqualificazione ha coinvolto angoli dal fascino unico, esempi di coesistenza tra strutture rinascimentali ed edifici di archeologia industriale. Il perno è stato «Made in Cloister» un modello multifunzionale di centro creativo e culturale, dove incontrarsi, sperimentare, produrre: qui artisti e designer potranno risiedere e lavorare con i maestri artigiani napoletani. La stessa Fondazione Made in Cloister collabora da tempo con un gruppo di botteghe specializzate in intaglio e legatoria, nella lavorazione delle porcellane e del ferro battuto, nel restauro delle bambole e nella realizzazione e recupero di strumenti musicali.

Il chiostro ha ospitato lo scorso 22 aprile FUD | Fresco Urbano Differente, un appuntamento con le produzioni artigianali di qualità e le eccellenze agro alimentari del territorio. Questa location unica si è trasformata per un giorno in un mercato, accogliendo produttori e consumatori. Quest’evento è stato per FUD | Fresco Urbano Differente un appuntamento di un ciclo che punta a promuovere le produzioni artigianali di qualità che da anni lavorano sul territorio campano e che rappresentano un’eccellenza nel campo dell’agro alimentare. Protagonisti sono stati i produttori appunto, che lavorano in modo sano e in armonia con i processi naturali, nel rispetto dei metodi tradizionali.

chiostro santa caterina 2 chiostro santa caterina

«L’obiettivo finale è l’impatto sociale di una idea che fa leva su quelli che sono i tre punti di forza della zona: artigianato, cibo, monumenti» spiega l’architetto Antonio G. Martiniello, promotore dell’iniziativa insieme a Rosa Alba Impronta, presidente della Fondazione Made in Cloister, e Davide de Blasio, che nel 2012 hanno dato il via al progetto. Una campagna di crowdfunding, ospitata su Kickstarter e con testimonial Lou Reed, ha contribuito nel 2013 a reperire i fondi necessari all’intervento: uno degli esempi eccellenti di progetto italiano ospitato su piattaforma internazionale.

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Gli stessi promotori definiscono così l’intervento:

“Il progetto Made in Cloister si articola su tre pilastri:

  • Recupero e riconversione del patrimonio artistico per uno sviluppo coerente con la vocazione del territorio
  • Rilancio del “fare artigianale” attraverso l’interazione tra  maestri artigiani ed artisti e designers internazionali
  • Rigenerazione urbana e l’impatto sociale di un progetto culturale”

Con il chiostro a fare da traino, sta rifiorendo tutto il quartiere!


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