ReMida Bologna Terre d’Acqua è un progetto di riuso dell’associazione Funamboli che si propone di dare nuova vita ai materiali di scarto trasformandoli, come nel mito greco, in qualcosa di prezioso e in grado di comunicare un importante messaggio ambientale.
Nel centro di raccolta vengono conferiti scarti di produzione da aziende e artigiani locali virtuosi, che vogliono ridurre il proprio impatto ambientale. E qui inizia la trasformazione! Nell’atelier di ReMida i materiali vengono disposti in modo inconsueto, così da generare in chi li osserva quel cambio di prospettiva necessario a ritrovare la meraviglia e stimolare nuove riflessioni.
Così quello che fino a poco prima era inutile assume un significato nuovo, sottraendosi alla definizione di “scarto”. Un bellissimo esempio di economia circolare, che trova nella partecipazione il suo completamento. Il centro è infatti aperto alle scuole, ai soggetti impegnati in campo educativo, culturale, sociale, artistico e a tutta la cittadinanza. Qui chiunque può diventare un “ricercatore dell’inutile, dell’imperfetto, di ciò che non ha immediatamente un uso strumentale, ciò che ha un potere simbolico, immaginativo”.
Un messaggio che fa riflettere e sognare. Ce lo siamo fatto raccontare da Carlotta Ferrozzi, coordinatrice di ReMida Bologna, che abbiamo intervistato per la nostra rubrica #ImpegnatiAMigliorare. E ne abbiamo approfittato per chiederle se hanno saputo trasformare anche l’emergenza sanitaria in un’occasione di rilancio.
Come nasce ReMida Bologna e a chi si rivolge?
Il progetto ReMida nasce nel 1996 a Reggio Emilia da un’idea del Comune ed Iren, sviluppatasi su scala nazionale ed internazionale dando vita ad uno vero e proprio network del quale il nostro centro ReMida Bologna_Terre d’Acqua fa parte dal 2008. Ll’Associazione Funamboli che lo gestisce è un circolo Arci e fa parte della rete ASviS. Partner del progetto è Geovest srl, che offre servizi pubblici per la tutela dell’ambiente, senza la quale non sarebbe possibile recuperare i materiali scartati dalle aziende. Raccogliendo al suo interno i materiali ricavati dalle rimanenze e dagli scarti della produzione industriale e artigianale in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale e relazionale, il centro è aperto a tutti: scuole di ogni ordine e grado, soggetti ed enti impegnati in campo educativo, ludico, ricreativo, culturale, sociale, artistici e a tutta la cittadinanza.
Cosa significa “scarto” e in che modo riuscite a dargli nuovo valore?
“Noi materiali ci evolviamo, ci danno altre forme”. Giorgio, 7 anni
ReMida Bologna_Terre d’Acqua raccoglie al suo interno i materiali ricavati dalle rimanenze e dagli scarti della produzione industriale ed artigianale, valorizzando così gli errori di produzione e fa ricerca sui materiali di scarto. Abbiamo realizzato diversi ambienti esternamente ed internamente: un emporio degli scarti, 3 atelier di ricerca e un orto giardino. All’interno di ReMida, negli scaffali, nei diversi contenitori, sulle pedane e negli atelier i materiali si trasformano in volume, colore, forme, segno, luce, ombra, narrazione, relazione. Vengono disposti in un ordine estetico per generare meraviglia, per invitare a nuovi visoni, e per non piegarli riduttivamente a nuovi usi: gli scarti sono come frammenti di mondo tornati all’attenzione e con ciò ricondotti alla vita, spesso a una nuova, inedita, imprevista vita. Sono metafora anche dell’impermanenza, non tutto deve avere store una struttura finita e immodificabile, e così nei nostri atelier si vivono esperienze di gioco e relazione tra e con i materiali che sono in continuo divenire.
Chi entra a ReMida è invitato a diventare un ricercatore dell’inutile, dell’imperfetto, di ciò che non ha immediatamente un uso strumentale, ciò che ha un potere simbolico, immaginativo, lasciandoci sorprendere dalla bellezza dei materiali, dalla loro infinita capacità comunicativa.
ReMida Bologna è attiva da 12 anni. Pensi che sia cresciuta la consapevolezza di aziende e cittadini in tema di riuso?
Sì, nel corso degli anni sia cresciuta la consapevolezza nelle aziende dell’importanza del riuso e del non spreco: lo vediamo dai numeri in continua crescita di aziende che aderiscono al nostro progetto. Oggi sono circa 80, per un totale di 6mila tonnellate di scarti recuperati ogni anno! Noi siamo sempre alla ricerca di nuove collaborazioni per diminuire i rifiuti destinati allo smaltimento e poter aumentare la varietà delle presenze materiche all’interno del Centro, ma ci rendiamo conto che non è semplice capire il progetto.
Per questo abbiamo deciso di rendere più visibile la collaborazione delle aziende avviando un progetto dal titolo Dicono di noi: una serie di interviste ai responsabili dell’area produttiva delle aziende partner per raccontarci come mai hanno deciso di fornirci i loro scarti.
Come è cambiato il vostro lavoro al tempo del Covid? Che progetti avete in cantiere per il prossimo futuro?
Il lockdown è stata un’emergenza, una crisi e come tutte le crisi he generato nuove occasioni di riflessione e di reazione. Durante i mesi di chiusura ci siamo chieste come potevano comunque a fare cultura anche a distanza. Ci siamo così inventate alcuni atelier che si potessero realizzare in casa e che abbiamo pubblicato sui nostri social tutti i giorni per un mese intero. Poi ci siamo chieste come adattare i percorsi formativi alla relazione a distanza.
Siamo un centro di Riuso di scarti Aziendali, per noi il contatto diretto con i materiali, il lavoro con il corpo e la condivisione delle esperienze che ciascun partecipante sperimenta durante gli incontri sono peculiarità dei nostri percorsi formativi; ci siamo quindi chiesti come fare a rendere interattivi dei corsi on-line? Abbiamo quindi progettato diversi percorsi tematici, ogni modulo comprendeva 3 incontri che prevedevano una parte teorica e una parte laboratoriale che poi potesse essere argomento di discussione dell’incontro successivo, inizialmente fornendo solo una lista dei materiali che potevano essere recuperati anche in casa.
Durante questi percorsi di formazione è emersa l’esigenza da parte degli insegnanti e operatori che hanno partecipato di creare occasioni di dialogo sulla possibilità di apportare un cambiamento all’interno dei servizi educativi e della scuola e questo è uno dei nostri grandi obiettivi per il futuro riuscire a immaginare, pensare e progettare una scuola dove la materiali il copro, la creatività, la bellezza possano essere la quotidianità.
A Giugno abbiamo riaperto l’Emporio, lo spazio di distribuzione del materiali, ma abbiamo dovuto limitare l’accesso e di conseguenza la quantità di materiali che venivano prelevati. E così è nata un’altra idea: abbiamo pensato che se le persone non potevano accedere a ReMida allora i materiali di scarto di ReMida potevano arrivare a casa ai nostri soci. E così tra novembre e dicembre sono nati due progetti: SCARTOINCARTO, un kit per confezionare in modo sostenibile e originale i regali per tutto l’anno, e SCARTRUZIONI una speciale scatola delle costruzioni, con all’interno diversi scarti per trovare nuovi equilibri e accostamenti, bilanciamenti e incastri. Attraverso questa modalità abbiamo così potuto creare una relazione di scambio diretta con chi li ha ordinati e si sta continuando a pensare a come evolvere il progetto, per creare una community che possa dar voce alle proprie esperienze di trasformazione dei materiali di scarto.
[crediti foto: Adele Grotti]