Pensate di sapere cos’è un orto? Probabilmente vi sbagliate e l’attività della Cooperativa Sociale Orto Capovolto, che vi raccontiamo in questo secondo appuntamento con la rubrica #ImpegnatiAMigliorare, ne è la dimostrazione. Domestico, comunitario, scolastico, aziendale e terapeutico: l’orto, in tutte le sue forme, diventa uno strumento di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Attiva su Palermo dal 2013, questa cooperativa, vincitrice ad Expo 2015 di ‘niQuea‘, il premio per l’Innovazione Sociale assegnato dal Cluster Biomediterraneo, opera per rimettere l’orto al centro dello sviluppo della città contemporanea. Il contesto siciliano, ma anche quello italiano più in generale, è ideale: il sole, la terra e le colture tradizionali sono un patrimonio che il mondo ci invidia.
Coltivare in città trasforma gli stili di vita di chi la abita: la rigenerazione urbana di aree degradate o residuali, ma anche l’ottimizzazione di piccoli giardini, terrazze e balconi, diventa un processo di sensibilizzazione ed integrazione sociale grazie al design ‘commestibile’ . Un passo nella tradizione per fare un balzo nel futuro: l’agricoltura urbana da i suoi frutti.
I sogni, proprio come l’orto, hanno bisogno di cura ed impegno. Angelica Agnello, direttrice dell’Orto Capovolto, ci ha raccontato come stiano riuscendo a coinvolgere la comunità in un cambiamento dal basso che può cambiare voto alla città.
1_ Come nasce Orto Capovolto, con quali obiettivi opera e perché un’iniziativa del genere viene svolta proprio nel contesto di Palermo?
Orto Capovolto, in un certo senso, nasce nella statale Palermo-Agrigento, direzione Farm Cultural Park.
I viaggi che ci hanno portato in quello splendido posto per realizzare un orto in terrazza, infatti, ci hanno permesso di parlare per ore e ore di come riuscire a cambiare Palermo attraverso l’agricoltura urbana, di come far riavvicinare le persone a un mondo antico e affascinante come quello agricolo e di come ridare speranza alle nuove generazioni mediante il “verde commestibile”. Ed è in quel tragitto percorso più volte che abbiamo immaginato la nostra strada e gli obiettivi da raggiungere per attraversarla.
Perché a Palermo? Perché è la nostra città d’origine, la città dove siamo nati e cresciuti, la città dalle mille contraddizioni che affascina e stimola proprio per questo: per noi è una grossa sfida che, però, viviamo anche come un’opportunità, perché qui è tutto ancora da sperimentare. In più, presenta molti vuoti urbani o scampoli di verde agricolo abbandonati (oltre ai tantissimi mq di tetti condominiali che potrebbero diventare anche loro commestibili) che sogniamo di convertire in un orto diffuso che, come a Todmorden (nostro esempio guida), possa un giorno garantire l’autosufficienza alimentare e trasformare qualsiasi cittadino in coltivatore.
2_ Come vi siete mossi per stimolare la partecipazione civica degli abitanti della zona? Ad oggi, quante persone sono state coinvolte e quali risultati avete ottenuto? Avete mai pensato di affidarvi al crowdfunding come strumento di reperimento di fondi?
A dire il vero non è difficile entusiasmare le persone. C’è sempre più curiosità, da parte di generazioni anche diverse, di accostarsi al mondo agricolo. E c’è anche tanta voglia di imparare a coltivare da sé del cibo sano a costi ridotti: scoprire che lo si può fare in città e in qualsiasi posto purché soleggiato (il che non è difficile in Sicilia!) dà modo, a chi pensa che l’agricoltura si possa praticare soltanto in campagna, di ricredersi e di avvicinarsi.
Nel giro di due anni, quindi, abbiamo realizzato più di 20 orti scolastici e vari orti domestici e aziendali; oltre a ciò, organizziamo, durante tutto l’anno, moltissimi laboratori con bambini di tutte le età, workshop ed eventi legati ai temi agricoli, ambientali e alimentari.
Sì, stiamo pensando di affidarci al crowfunding. Ci piace molto l’idea che i cittadini possano partecipare insieme a noi alla costruzione di un’idea e che possano seguirne le evoluzioni: stiamo lavorando, quindi, a un progetto che sarebbe perfetto per un’esperienza del genere.
3_ Quali sono i rapporti con altre associazioni simili alla vostra? Ci sono altre realtà che dovremmo conoscere?
Collaboriamo molto spesso con le realtà presenti nei diversi contesti e aree di Palermo.
Non abbiamo, infatti, una zona di riferimento dove ci troviamo ad agire, ma tendiamo a lavorare insieme a chi è attivo e radicato nel territorio, provando a creare sinergia anche con associazioni non prettamente simili alla nostra, ma con cui condividiamo obiettivi e sogni. Come, ad esempio, il Laboratorio Zen Insieme, che opera da molti anni promuovendo una serie di azioni volte al riscatto dello Zen: con loro organizziamo attività e laboratori per rendere più bello e vivibile il quartiere.
Per quanto riguarda, invece, le realtà simili, a Palermo esistono diversi orti urbani gestiti da varie associazioni (come “Codifas”, “ColtureeCulture”, “Orti delle fate”) con le quali collaboriamo spesso col fine di rendere la nostra città più verde e “commestibile”. Siamo convinti, infatti, che guardare al proprio orticello senza confrontarsi non sia utile a nessuno, tantomeno alla nostra città; per questo crediamo che la rete sia il più grande punto di forza per qualsiasi progetto che abbia l’ambizione di migliorare e cambiare il luogo dove si agisce.
È davvero molto stimolante trovarsi a discutere di obiettivi comuni, poter condividere idee, pensare tutti insieme a una Palermo diversa: solo così l’energia e la voglia di continuare non si esauriscono mai.