Sembra che il mondo, ed il drammatico fenomeno del global warming, stiano correndo talmente veloci che tutto quello che sappiamo debba essere in qualche modo rivisto radicalmente. Questo vale per il nostro stile di vita, e coinvolge a tutti gli effetti il concetto di green economy.
Se fino ad oggi l’obiettivo dell’economia verde è stato quello di ridurre le emissioni di CO2 a livelli accettabili, sembra che si stia facendo sempre più strada un’evoluzione di questa idea: parliamo della Blue Economy.
Questo particolare modello economico è stato teorizzato per la prima volta dall’imprenditore ed economista belga Gunter Pauli nel libro The Blue Economy: 10 years, 100 Innovations. 100 Million Jobs. In cosa consiste l’Economia Blu? Semplice: non basta ridurre le emissioni di CO2, serve annullarle ossia puntare all’obiettivo delle emissioni zero. “Stop doing less bad, do more good”: l’obiettivo non deve più essere quello di investire nella tutela dell’ambiente ma, grazie alle innovazioni in tutti i settori dell’economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, di effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore. Ecco come si può arrivare ad ottenere questo traguardo, descritto in un video:
Gunter Pauli suggerisce di prendere spunto dalla natura, senza cercare di stravolgerne le leggi che la governano, utilizzando tecniche scientifiche come la biomimesi. “Nell’universo” spiega il teorico della Blue Economy in un’intervista, “tutto obbedisce alle leggi della fisica, senza eccezioni. L’aria calda sale e la mela cade sempre dall’albero! Quindi, se vogliamo ottenere risultati prevedibili con poca energia o senza, usiamo le leggi della fisica. La chimica si basa sempre su pressione o temperatura e una serie di catalizzatori. I risultati sono prevedibili solo quando abbiamo il controllo di questi parametri. Ed è così che per produrre i biocarburanti consumiamo più energia di quanta ne contengano. È così che i condizionatori producono aria fredda utilizzando agenti chimici di raffreddamento che distruggono lo strato di ozono (come si è scoperto solo decenni dopo) spingendola in alto contro le leggi della fisica (secondo cui tenderebbe a scendere). Possiamo fare anche di peggio usando la biologia nella nostra ‘missione’ per la sostenibilità. La biologia cambia da luogo a luogo (è per questo che c’è la biodiversità) e si evolve nel corso del tempo (ciò che chiamiamo evoluzione), quindi l’unico modo per ottenere risultati prevedibili è giocare con i geni (OGM), controllare con la chimica (pesticidi, erbicidi, fertilizzanti) e con la fisica (acqua, serre). Naturalmente questo va contro tutto ciò che vive e prospera sul nostro pianeta, e non è una sorpresa che il genere umano sprechi acqua ed energia come nessun altra specie sulla Terra. Abbiamo solo bisogno di ‘cavalcare l’onda’ delle forze che ci sono in natura, come descritto in fisica, come punto di partenza invece di ‘creare le onde’ che consumano tutte le nostre energie… senza raggiungere gli obiettivi che ci poniamo.”
Già dal 2010 Gunter Pauli cerca di farci riflettere, anche nel suo libro, sul fatto che in natura non esistono disoccupati e neppure rifiuti. Tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per altri, in un sistema ‘a cascata’ in cui niente viene sprecato. Cosa dobbiamo fare dunque per passare da un concetto giusto, ma non sufficiente, come quello della Green Economy ad un concetto più proattivo, volto a creare abbondanza e ad eliminare quanti più elementi dannosi per l’ambiente e la nostra vita? Si parte dal riuso, dal riciclo e dall’innovazione: la plastica recuperata dal mare può diventare un ottimo materiale per fabbricare calzature, quella riciclata dalle attività industriali una materia prima perfetta per zainetti sostenibili. Abbiamo già parlato di economia circolare menzionando il caso dei PFU trasformati in impianti sportivi, e sappiamo che la creazione di valore condiviso genera successo negli affari e benessere della società. Anche la rigenerazione urbana rappresenta una chiave di successo per l’implementazione di queste teorie: la riqualificazione di suoli già edificati o edifici in stato di abbandono rappresenta di per sé un contenimento delle emissioni, e unita a corrette politiche di edilizia circolare e di innovazione applicata ai materiali di costruzione, può portare al completo ripensamento dell’urbanizzazione degli spazi in cui viviamo.
Produrre con quello che abbiamo, sviluppare innovazioni ispirate dalla natura, ottenere una sostenibilità mai immaginata, creare posti di lavoro e capitale sociale, offrendo di più con meno: la Blue Economy di Gunter Pauli ci sprona a rispettare il pianeta e la natura, tagliando i costi e generando più valore, trasformando gli svantaggi in vantaggi: in qualche modo stiamo già cercando di andare in questa direzione, ma ancora non basta. Serve l’impegno di tutti, per evolvere, come fa la natura, dalla penuria alla sufficienza fino all’abbondanza. Ci riusciremo?