Consorzio Santa Trinita: con la partecipazione il quartiere fiorisce


Riqualificare grazie allo sforzo collettivo è possibile. Prato, con il quartiere Santa Trinita, ne è la dimostrazione.

Con la progettualità condivisa frutto del lavoro delle associazioni del territorio, gli spazi sociali si rianimano e si valorizzano ospitando eventi culturali e artistici.

In questo appuntamento con la rubrica #ImpegnatiAMigliorare, conosciamo la realtà toscana del Consorzio Santa Trinita, che risponde alle esigenze della cittadinanza con la rigenerazione urbana, grazie alle parole di Francesco Querci.

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1_ Come nasce il Consorzio Santa Trinita, con quali obiettivi opera e perché un’iniziativa del genere viene svolta proprio nel contesto di Prato?

L’associazione nasce nel 2013 secondo un modello in qualche modo innovativo, unendo commercianti e residenti, di solito in conflitto fra di loro (basti pensare alle tematiche del traffico, ZTL e parcheggi), con l’ulteriore partecipazione dei professionisti che lavorano in zona (inizialmente il direttivo era composto in materia paritetica).

Lo scopo: la riqualificazione di un’area del centro storico, non limitata ad una singola strada (come spesso accade per i comitati), ma su una superficie più ampia dell’antico Quartiere di Santa Trinita. Questo racchiude gli storici quartiere Datini e Santa Chiara, che dalle mura antiche fra Porta Frascati, Porta Santa Trinita Porta Fuja, si spinge fino a Piazza San Francesco, comprendendo Piazza San Niccolo e Piazza del Collegio, l’area dell’ex ospedale, i giardini di Sant’Orsola con la strada a forte vocazione commerciale di Via Santa Trinita. La scelta dell’estensione era dettata dall’idea iniziale di coinvolgere nel progetto tutti gli enti, pubblici e privati, ed associazioni che contraddistinguevano la zona.

L’intera area era soggetta a progressivo abbandono da parte delle attività commerciali, accumulando la crisi del settore che coinvolgeva molte aree del centro oltre ad un aumento di criminalità legata essenzialmente allo spaccio di droga. La scelta del nome Consorzio, fu dettata proprio dalla volontà di dare un significato operativo all’associazione, quasi imprenditoriale, non tanto dal punto di vista economico, ma di mentalità. All’unirsi per la protesta (del resto legittima), è stato preferito l’aspetto della fattività, della positività che si traduceva nella volontà di operare sulla “attrattività” , sulla valorizzazione della zona anziché, della stigmatizzazione di ciò che vi era di negativo. Il coinvolgimento avviene oggi più sui singoli progetti che come adesione all’associazione in senso classico. Organismo più leggero e corpo più ampio e vario.

2_ Come vi siete mossi per stimolare la partecipazione civica degli abitanti della zona? Ad oggi, quante persone sono state coinvolte e quali risultati avete ottenuto? Avete mai pensato di affidarvi al crowdfunding come strumento di reperimento di fondi?

La prima scelta fu quella di fare una cena (si direbbe scontato), ma fu una cena del tutto particolare: si scelse l’area più violentata del quartiere, in mano allo spaccio, alle bande e al consumo della droga: I Giardini di Sant’Orsola, oramai poco conosciuti anche dai residenti della zona. Per una sera s’illuminarono di centinaia di barattoli di vetro (presi all’ASM-dalla discarica) con la candela, furono coinvolti 10 ristoratori della zona che gratuitamente diedero i materiali e la cucina per la cena, la musica della Scuola di Musica Verdi di Via Santa Trinita, l’intrattenimento della scuola di ballo, la lotteria di venti attività commerciali con 100 persone di servizio e tanto altro per 730 persone a sedere, servite a tavolo.

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Fu un impulso enorme e sofferto – perché tanti criticarono la scelta – ma che ci diede una forza tale che riuscimmo a progettare per quel giardino le nuove recinzioni, gli impianti elettrici ed idraulici, nonché le piantumazioni, divenendo il Giardino la nostra sfida e la nostra scommessa. Oggi lo gestiamo, ne garantiamo la sorveglianza e la manutenzione; è uno degli spazi più curati della città, che in estate ospita uno degli eventi più cult della città, inserito anche in PratoEstate dal Comune. ”Insantorsola”: 30 serate di spettacoli e musica con la straordinaria particolarità del picnic box: una coperta e una lampada per degustare una cena, ritirata presso le attività enogastronomiche della zona, che nel frattempo sono raddoppiate, su un prato dando al quartiere una forte vocazione gastronomica (anche alla manifestazione StreetFood da 4 anni organizzata dall’associazione), oltre a quella culturale che gli appartiene da secoli.

La nostra attività ha da subito subito un’accelerazione e dal 2013 lavoriamo in due sottogruppi: uno che si occupa di eventi artistici, culturali e musicali coinvolgendo molte realtà, anche museali del centro storico, o organizzando corse e anche StreetFood. L’altro di progettazione: dopo i giardini abbiamo progettato le fioriere lungo la via, un largo, l’area di sgambature e lo StreetMapp – uno strumento per l’individuazione di micro interventi di decoro urbano e architettonico nel centro di Prato su cui stiamo ancora lavorando.

La moltitudine di progetti ha fatto in modo di coinvolgere molti soggetti, acquisire professionalità in vari campi cercando di mantenere il rapporto con il territorio, come in occasione della Notte Bianca In Santa Trinita del 7 Giugno.

I risultati : dalla zona è sparito lo spaccio ed il consumo di droga; il giardino è diventata un’area protetta e ben curata. I fondi sfitti sono un ricordo e, anzi, abbiamo assistito a un periodo di forte richiesta con aumento degli investimenti immobiliari nella zona con ritorno all’acquisto di appartamenti. La zona mantiene criticità ed episodi di cronaca saltuari, ma diciamo che l’opera di riqualificazione continuata per quasi 4 anni sta dando i suoi frutti.

3_ Quali sono i rapporti con altre associazioni simili alla vostra? Ci sono altre realtà che dovremmo conoscere?

Siamo stati sino a poco tempo fa un’associazione molto legata al proprio territorio, sul quale abbiamo portato talvolta altre associazioni, come HABITUS ex Amici del Centro di Scienze Naturali, con la quale collaboriamo ad un progetto con Ufficio Esecuzione Esterna della Pena, impiegando persone sottoposte alle Misure Alternative alla Pena per la manutenzione dei giardini e della sede.

Come detto sopra, di recente, abbiamo coinvolto, per dare una vocazione più ampia a tutto il centro storico, altre tre associazioni nate sul nostro esempio per il progetto STREETMAP: Consorzio Le Vie del Serraglio, Quelli di Piazza Ciardi e Il Gruppo di Via Luigi Muzzi.

Il crowfunding non lo abbiamo attivato in realtà, ma abbiamo presentato un progetto per un giardino in periferia che attualmente si è fermato.

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