Come fare il bookcrossing con le bibliocabine?


L’idea è tanto semplice quanto geniale: realizzare delle ‘bibliocabine’, ossia prendere delle cabine telefoniche in disuso e riconvertirle in mini-biblioteche per il bookcrossing tra i cittadini.

L’Italia è solo una delle nazioni che hanno adottato questa buona pratica innovativa, e i cittadini – con tenacia e pazienza – hanno pian piano sconfitto le critiche, gli scetticismi e il vandalismo. Questa ingegnosa trasformazione ha così potuto cambiare il destino di molte cabine telefoniche, ritenute ormai inutili vista la grande diffusione di telefoni cellulari e smartphone. Un intervento romantico di riciclo creativo di arredi urbani in disuso, di diffusione della cultura e di partecipazione attiva della cittadinanza.

Il primo esempio di riuso culturale tramite bibliocabina in Italia è stato quello di Arona, in provincia di Novara. A seguire, si sono accodate Medicina (Bologna) e Cerveteri (Roma), fino a diffondersi ormai in moltissime città dello ‘Stivale’. Ma da dove nasce l’idea della bibliocabina e come si fa a realizzarne una? A chi si devono chiedere i permessi e quali sono i passi da seguire per portare avanti questa iniziativa?

Le regole per il bookcrossing della 'bibliocabina' di Iglesias 

 

Le regole per il bookcrossing della ‘bibliocabina’ di Iglesias

Da dove nasce l’idea del bookcrossing? Tutto parte dagli Stati Uniti, dove il 21 aprile 2001 viene registrato il dominio bookcrossing.com. Un club on line, per «rendere il mondo intero una biblioteca». Il servizio è rigorosamente gratuito e si fonda sul senso civico della comunità. I libri vengono identificati con un codice univoco che permette a chiunque di seguirne gli spostamenti nel mondo. Ad oggi sono oltre 12 milioni i libri registrati, e non tutti vengono ‘scambiati’ in cabine telefoniche: se ne trovano ormai ovunque, negli ostelli, nei bar, perfino sulle spiagge.

Come richiedere alla compagnia telefonica di trasformare una cabina in disuso in una bibliocabina?

Le poche postazioni telefoniche pubbliche rimaste in Italia, visti gli elevati costi di manutenzione, vengono dismesse da Telecom, che avvisa i cittadini 60 giorni prima della rimozione affiggendo all’esterno della cabina un cartello adesivo. Queste cabine telefoniche possono essere ‘salvate’ da enti, associazioni o singoli cittadini che lo ritengano utile inviando, entro i 30 giorni successivi all’affissione del cartello, una mail all’indirizzo di PEC (Posta Certificata) cabinatelefonica@cert.agcom.it indicando i dati e i recapiti dell’opponente, l’ubicazione della postazione telefonica pubblica oggetto di opposizione e una sintetica esposizione dei motivi di opposizione (procedura suggerita da Agcom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni).

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Quali sono le città italiane con la rete di bibliocabine più estesa? Ad oggi, Genova, Roma e Milano sembrano essere la città più ‘virtuose’ in questo senso: vi invitiamo a fare lo stesso, ispirandovi alle parole dello scrittore Daniel Pennac, che sosteneva:

“Se un libro non vi è piaciuto, abbandonatelo. Se vi è piaciuto, abbandonatelo per farlo leggere a qualcun altro. Se vi è piaciuto così tanto, ricompratelo.”

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